Gambero Rosso racconta l’apertura di MaMa-Ya Ramen, il nuovo ristorante di ramen a Roma

Mama ya Ramen. Con le ricette di Kotaro Noda

Si cambia scenario e quadrante della città per un’altra succulenta anticipazione, che potrebbe fare la felicità di chi spera nell’affermarsi definitivo del ramen bar anche nella Capitale. Negli ultimi tempi, e con molto ritardo rispetto a Milano, la scena romana ha mostrato una curiosità inedita, che qualche mese fa ha portato all’apertura di Akira nel cuore della movida del quartiere Ostiense, con esiti non del tutto convincenti. E solo pochi isolati separano la movida del Porto Fluviale dal ramen ya tradizionale che nascerà nel corso dell’autunno al civico 166 di via Ostiense, proprio dirimpetto al polo universitario di Roma Tre.

Il nome c’è già, Mama ya Ramen, il cantiere procede.
Dietro al progetto c’è un team tutto al femminile, la personal chef argentina Mariana Catellani con Margherita Savarese, che per lavoro intrattiene fitti rapporti con il Giappone. Da un paio d’anni l’idea è quella di coniugare le proprie conoscenze in uno spazio che racconti la cultura giapponese a tavola: l’elemento in più, a completare la triangolazione, si chiama Kotaro Noda. E non si tratta di un caso di omonimia. Sarà lo chef di Bistrot 64 a curare la consulenza della cucina; insieme a lui Mariana ha studiato il menu, ma la presenza di Kotaro sarà molto più incisiva, dalla formazione del personale di cucina e sala all’avviamento del locale, all’organizzazione di eventi dedicati alla cultura giapponese che si ripeteranno spesso durante l’anno.

Ramen sano e noodle artigianali

Cosa si mangerà? Ramen nella versione più tradizionale del termine, in due tipologie, più un’alternativa vegetariana. A cambiare, frequentemente, saranno i topping, realizzati con prodotti di stagione e del territorio: “L’intenzione è quella di proporre un ramen ‘sano’, senza additivi, né glutammato di sodio, affidandosi a fornitori locali selezionati”. E anche i noodle saranno artigianali, realizzati in un pastificio di Testaccio su ricetta segreta della casa.

Un’atmosfera casalinga ripresa dal progetto architettonico – a cura dello studio CReA di Massimo Cocciolito – che fa sfoggio di legno, pareti grezze e tre importanti punti luce, tre lampadari rossi che scandiscono il piccolo spazio (60 metri quadri 28 coperti appena, compresi i 6 posti al banco). In carta anche gyoza, onigiri e qualche piatto a base di riso. Si apre a pranzo e cena, con proposta lunch box e porzioni ridotte per la pausa di universitari e impiegati, che si spera accorrano numerosi. Da bere birre artigianali italiane, qualche birra giapponese, sakè, tè, ed estratti per il pranzo.

Fonte: Gambero Rosso

 

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